venerdì 2 luglio 2010

Profumo e l'Arabia esaudita


Unicredit Aabar, anzi Unicredit Akbàr (più orecchiabile, significa Unicredit è grande).
Sì, detto in arabo suona ancora male. Ma il fatto è che Alessandro Profumo ha trovato ancora un modo perché si parli di lui e delle sua banca in molte lingue: italiano, tedesco, inglese e certamente arabo.
Stavolta niente derivati scapestrati, niente voci di fallimenti tecnici, niente bonus milionari.
Stavolta si parla di nuovi soci che qualcuno definisce “ingombranti”. Soci che vengono da lontano, da Abu Dhabi; ma poi non così lontano, visto che nel capitalone di Unicredit ci sono già i libici con il 4,988%: più laici, più interconnessi con le nostre storie, a portata insomma di peschereccio…
Fa pensare, magari, che il fondo Aabar con il suo 4,991% ora sia il secondo azionista della banca a un filo di scimitarra dalla quota di Gheddafi. E allora se la prende il sindaco ad altà velocita di Verona Flavio Tosi, che teme si riduca il ruolo della Cariverona e, tra un autovelox e l’altro, invoca l’intervento crociato del Governo. Perché una cosa sono i padani, un’altra i pagani…
“A noi le banche del Nord”: ve lo ricordate il petardo lanciato da Bossi nel mezzo del dibattito sulla salute dei nostri istituti di credito?
Non sembra che stia andando come il Senatur avrebbe voluto. Il mercato segue vie che il cuore non conosce: in questo caso per l’operazione gli emiri hanno messo sul tavolo poco meno di 2 miliardi di euro (1,8-1,85 per i pignoli). E lo hanno fatto dopo essersi presi il tempo giusto per ragionare: il 14 gennaio 2009 un articolo di Alessandro Graziani su “Il Sole 24Ore” raccontava dei viaggi di Profumo ad Abu Dhabi a caccia di nuovi soci.
Un anno e mezzo dopo il Superbanchiere si è sicuramente ripagato il biglietto dell’aereo in business.
(L’andata di sicuro. Il ritorno chissà...).

1 commento:

  1. il suo nomioc-amico corradino invece oggi dalla prima pagina del sole 24 ore parla di come le banche italiane abbiano resistito meglio alla crisi...ma ci faccia il piacere, l'esempio dell'ultimo G20 è stato eloquentemente scandaloso!

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