lunedì 10 maggio 2010

Alla faccia degli "speculatori"


Tutti tuonano contro gli speculatori.
Ma prendersela con loro non significa niente.
Ce li fanno immaginare con il cappuccio, mentre tramano in oscure stanze dei bottoni, in giro con valigette piene di denari, felici con un flute in mano nel fine settimana dopo il crollo di Wall Street, che presumibilmente festeggiano in compagnia della segretaria "taccododici" ormeggiati magari nei pressi di qualche (ora sfigata) caletta greca.
Ci siete cascati ancora, dite la verità.
Quando tra un talk e un tg avete sentito quella parola, "speculatori", avete fatto presto a odiarli, a maledirli, ma non siete riusciti a dar loro una faccia che non sia quella di qualche miliardario in gessato con il sigaro in bocca, sempre dura a morire nel nostro cinemascope collettivo tirato su a luoghi comuni.
Proviamo, invece, a dargli un volto a queste teste di gesso.
Un volto vero, di quelli che passano spesso al tiggì e che quasi ogni giorno troneggiano sulle prime pagine dei giornali del mondo che hanno fatto veramente di tutto (e di peggio) per impoverire.
Pensate a quelli che due anni fa, dopo Lehman, promettevano le regole.
A quelli che hanno preso bonus milionari nell'anno in cui i loro clienti hanno faticato a pagare la rata perché disoccupati.
Guardate la sfilza di quelli che entrano ed escono dai summit e ai quali tengono aperte le porte delle auto blindate e provate a fare un test: quanti di loro hanno verosimilmente migliorato la vostra vita, realizzato qualcosa di concreto per farvi sentire al sicuro?
No, loro non sono gli speculatori (non tutti almeno), ma è sulle loro azioni che gli speculatori hanno trovato il terreno fertile per fare quello che hanno fatto.
E' sulla loro incapacità di gestire la crisi che il grigio rubicondo in gessato coltiva i suoi affari.
Vedete di farci una pensata al prossimo telegiornale.

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