martedì 26 ottobre 2010
Tra banca e banco il passo è (troppo) breve
“Vorreste che a educare i vostri figli all’utilizzo del denaro sia un bancario, un promotore finanziario o un assicuratore?”. Questa domanda è l’incipit del bel pezzo di Marco lo Conte sull’ultimo numero di Plus che parla dell’imminente Giornata Mondiale del Risparmio.
Dobbiamo essere sinceri, ma proprio sinceri? Nessuno dei tre.
Guardate la foto: ecco l'aula (vuota!) che sinceramente auguriamo a uno qualunque di questi tre. Noi, per l’educazione finanziaria dei nostri figli, pensiamo a un “quarto uomo” (quarta donna pure, anzi meglio), visto che arbitro e guardalinee non ci fanno impazzire. Pensiamo a una figura sopra le parti che sia effettivamente sopra le parti, che non abbia nemmeno lontanamente la possibilità di esprimere un conflitto di interessi.
Pensiamo a consulenti, prof, insegnanti, educatori – quel che volete voi – indipendenti.
Scusate, ma chi insegna economia a scuola (non stiamo parlando di università, perché con i baroni il discorso cambia: i cda delle fondazioni ne sono stracolmi) lavora forse in banca? Sarebbe come pretendere che gli unici in grado di dire come si beve con saggezza il vino fossero gli osti; come se a insegnare i rischi del fumo ci mettessimo il signor Philip Morris; e a spiegare che cos’è un conto corrente e come si apre chiamassimo, appunto, un bancario.
Gli esempi si sprecano, divertitevi voi.
Noi è da un sacco che non ci divertiamo più…
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