giovedì 30 settembre 2010
Sull'attenti, passa il Reggimento Unicredit
Queste foto ritraggono alcuni manager di Unicredit durante il corso di addestramento militare di due giorni fa in una caserma di Forlì. Servirà per rafforzare il carattere, fare squadra e imparare a sbrigarsela in situazioni difficili. Lo chiamano team building, ma nel caso di Unicredit sarebbe meglio parlare di "manuale di sopravvivenza nell'ipotesi, sempre probabile, di guerre per banche".
Al prossimo corso parteciperà - garantito! - anche Federico Ghizzoni, il nuovo amministratore delegato che ha rilevato la poltrona del comandante Profumo. Tra libici, leghisti, fondazioni, tedeschi e risultati da riportare al top, Ghizzoni dovrà marciare molto e lo zaino sarà pesante.
Un-due, un-due, un-due... Auguri. E occhio ai cecchini.
venerdì 24 settembre 2010
Chiamatelo Oro al Serio, diventerà high-cost
Da qualche giorno, i soliti geni del lusso luxuosissimo - very cool fico davvero che fa moooolto emiro tapiro - hanno piazzato a Orio al Serio un distributore self service che, anziché patatine e goldoni, sforna lingottini e monete pagabili con carte di credito.
Un anonimo ci ha segnalato che c'è la fila...
Onestamente, speriamo per prenderlo a calci.
Fiduciosi però attendiamo il cambio del nome dell'aeroporto.
Chiamatelo Oro al Serio.
PS: porca paletta, ma non era un hub per i low cost?!?
L'obolo della Provvidenza (però almeno c'è)
(... Segue).
No, una cosa da dire c'è: siamo contenti per l'uomo della foto qui sopra.
Per chi non lo conoscesse, è don Colmegna. Va a lui l'obolo di beneficenza deciso da Profumo: 2 milioni di euro.
A Profumo ne restano 38.
La moglie di Alessandro Ex Magno, Sabina Ratti, mentre inforcava la sua bella Ducati - appena scesa del prestigiosissimo Studio Erede che ha trattato il conquibus del marito - ha pregato i cronisti di scriverlo: c'è una parte in beneficenza, mi raccomando, ditelo.
E' il 5% di tutto, obiettivamente è meglio dello scudo fiscale.
Ne rimangono, quanti? Ah, già, 38...
Ok, l'abbiamo detto.
PS: 15 anni per creare una banca, 15 minuti per farsela togliere. Record...
PS2: a proposito, sapete quanto si prende lo Studio Erede?
sabato 18 settembre 2010
Sergio Maglionne e le questioni di Stilo
Senza cravatta, senza giacca: Marchionne anche nel giorno della separazione è rimasto fedele alla sua immagine.
Ma Fiat no, si è spaccata a metà come una mela e c'è da giurarci che la sua immagine non sarà più la stessa.
Ci sarà una Fiat Spa quotata che si occupa di auto - Maserati, Ferrari, Chrysler comprese - e un'altra Fiat, la Industrial, sempre quotata, che guiderà camion e trattori. Avranno manager diversi, consigli di amministrazione diversi, titoli diversi.
Alla fine, la finanza ha seguito strade che il cuore non conosce.
John Elkann ha detto che i problemi sono quelli di sempre, ma è cambiato l'atteggiamento. Chissà che cosa direbbe il Nonno, se lo sentisse...
L'esordio operativo di tutto l'ambaradam è il prossimo primo gennaio.
Mancano tre mesi e mezzo e non sarà tutto in discesa...
C'è il probelma del debito, oltre 740 milioni: chi se lo becca, e quanto, delle due? Quindi, come si ripartisce? Ma, soprattutto: siamo sicuri che questo importo, fotografato a luglio, a dicembre sia lo stesso? (Il che, considerando la salute del mercato dell'auto, non è un dettaglio) E infine: che faranno le agenzie di rating? Daranno un bel voto a una società che nasce gravata da debiti, sì ma quanti debiti, e via discorrendo...
Senza contare le tensioni con il sindacato, dopo il caso dei tre licenziamenti-simbolo a Melfi e la mossa di spingere verso la rottura del contratto nazionale del 2008, ora definitivamente smontato, per avere mani libere su Pomigliano e le altre mille possibili che verranno, visto che senza quel paracadute giuridico, per qualunque sindacato (leggi Fiom-Cgil) sarà impossibile aprire contenziosi giuridici.
Il passato è rottamato, all'assemblea hanno detto che d'ora in poi Fiat penserà al futuro.
Va benissimo: è la prima volta che lo fanno.
Poi, come lo fanno...
PS: a Mirafiori temono il modello Pomì. Alle ultime elezioni il 65% di loro ha votato Lega. Che ora non vengano a dire che era meglio quando a loro pensava Bertinotti. Hanno anche Cota in regione, meglio di così...
Basilea 3, troppo soft per essere vera
Il fatto che, per firmare quattro regolette sui capitali bancari, siano dovuti andare a Basilea per la terza volta, è già di per sé una piccola punizione.
Considerando che la città svizzera prima era famosa nel mondo per l'istituto di entomologia, quello cioè che studia gli insetti, avere la conferma di essersi trasformata nella città del Grande Sistema Bancario, cioè quello che realizza le crisi, la candida quasi sicuramente tra le tappe dell'itinerario del touring dedicato ai posti più brutti del mondo.
Ma di brutto c'è che le regole varate dalla crema dei governatori del mondo hanno a disposizione una decina di anni per entrare effettivamente in vigore. E' stato approvato un percorso che parte dal 2013 (quindi dopo il 2012 a rischio giudizio universale, così - se fosse - non avremo mai la soddisfazione terrena di vederli strippare un po') e arriva al 2019.
Un periodo troppo lungo per non farci sospettare l'ennesimo rinvio...
Non stiamo per favore a discutere di ratios, perché qualunque essi siano, se vanno bene adesso, non è detto che vadano bene per il 2013, 2014, 2015, 2016, 2017, 2018, 2019...
E infatti gli istituti di credito, con buona creanza, hanno applaudito a questa riforma, perché li mette in condizione di continuare a fare gli arcicazzi loro.
Riforma troppo soft per essere vera...
venerdì 10 settembre 2010
Ti faccio il Pil e il contropil...
Diceva ieri l’Ocse: la vostra economia è a rischio di arretramento.
Dice oggi l’Istat: il Pil sale, siamo usciti dalla crisi.
Sembra un duello a colpi di cifre, forse lo è, ma se la matematica non e’un’opinione, i dati sono difficilmente comparabili, ed è come se parlassero lingue diverse.
E’ vero che l’Istat annuncia un aumento dello 0,5% della nostra ricchezza nazionale nel secondo trimestre rispetto al precedente, miglior risultato da 4 anni.
Ma è altrettanto vero il dato raggelante dell’Ocse che, con tutti i margini di errore previsti (+/-1,5%), prevede comunque un potenziale -0,3%, ma lo fa per il terzo trimestre.
E il nodo, in questo ennesimo strascicato malinconico dibattito sul tentativo di accreditare all’Italia la maggiore capacità di reazione alla crisi possibile (manco fossimo scemi e non ci fossimo accorti di come stiamo), è tutto qui: l’Ocse – come un’indovina - fa una previsione sul futuro, l’Istat – come un ragioniere - si riferisce al passato.
L’avvertimento, sottile, una vera gufata, è che siamo usciti dalla crisi tra aprile e giugno, ma rischiamo di rientrarci – dice l’Ocse – tra luglio e settembre.
PS: il capo economista dell’Ocse è italiano e si chiama Piercarlo Padoan. Non che così faccia meno male…
martedì 7 settembre 2010
Bancarizzati & bancarincazzati
Giornate pesanti, come rientro dalle ferie non c'è male.
Tralasciamo (per ora, dateci un paio di giorni) le vecchie nuove paure che riguardano la solidità delle banche europee, il riaffacciarsi dello spettro delle cajas spagnole, la lievitazione dei rendimenti (chiamateli se volete premi al rischio) dei bond irlandesi, portoghesi e greci.
Tralasciamo perché tanto non è cambiato niente (lo diciamo da mesi...).
Ma vi regaliamo una chicca, di quelle che fanno pensare e anche venire le bolle:
c'è arrivata la richiesta di dare spazio a uno studio sul risparmio dell'Osservatorio Ing Direct.
Nulla da dire: è interessante, chiaro, moderatamente ottimista e utile.
Ma porca miseria, quando si legge nel disclaimer che il campione è composto di oltre "mille individui rappresentativi della popolazione bancarizzata" sembra di leggere la motivazione di un attapiramento, le specifiche di un bugiardino su un farmaco antidepressivo.
Bancarizzato a chi?
E' l'ennesima prova che il cammino verso un linguaggio chiaro e comprensibile, nonostante la buona volontà, è in salita, e la salita è ripida come l'Aconcagua.
Alla terza riga c'è scritto pure "trend"... Aiuto, dateci una speranza, ora o mai più.
Siamo veramente bancarincazzati...
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